Riporto sotto l'interessante articolo di Lorenzo De Carli su Azione, aggiungo un complemnto di informazione. Chi non vuole aspettare i comodi di Microsoft può affidarsi a Sun. La società californiana ha reso disponibile ODF Plugin 1.2 per Microsoft Office, ovvero un piccolo converter capace di gestire i file ODF (StarOffice & OpenOffice). La compatibilità è certificata per tutte le release di Microsoft Office distribuite tra il 2000 e il 2007 (SP1). Con il plugin è possibile aprire, modificare e salvare testi, fogli di calcolo e presentazioni. Il tutto nel rispetto delle specifiche ISO/IEC.
Lorenzo De Carli
Le guerre dei formati e le tentazioni dell’online
Quando, all’inizio di quest’anno, la Commissione Europea avviò una nuova indagine antitrust su Microsoft, una delle questioni che essa voleva accertare era il sufficiente grado di interoperabilità del nuovo formato di Office, definito Office Open XML (OOXML). Siccome Microsoft Office è un’applicazione molto diffusa nei computer delle aziende, in quelli della pubblica amministrazione e nei computer dei normali cittadini, la Commissione ritiene indispensabile che i documenti prodotti con Microsoft Office siano registrati in uno standard aperto, omologato da un ente di certificazione internazionale come l’ISO, e leggibili anche da applicazioni non necessariamente sviluppate da Microsoft.
Quale rilevanza la questione degli standard abbia è comprensibile appieno prestando attenzione al caso della pubblica amministrazione. Sia che si tratti di documenti di carattere pubblico, sia che si tratti di documenti confidenziali, è facilmente intuibile che essi dovrebbero avere due caratteristiche imprescindibili: che possano essere letti in futuro, indipendentemente sia dall’applicazione usata per redigerli sia dal sistema operativo, e che il loro formato non solo sia aperto nel senso che il codice non richieda «chiavi» di lettura note solo agli sviluppatori del software, ma sia aperto anche nel senso che per aprire, modificare, e riprodurre quei documenti non occorra pagare delle licenze. Bisogna, cioè, salvaguardare la possibilità che ognuno dei futuri amministratori della cosa pubblica possa avere accesso ai documenti del passato, e che ogni cittadino autorizzato a farlo possa avere la facoltà di accedere a documenti pubblici senza pagare licenze a privati.
Riflettendo sul caso della pubblica amministrazione, si comprende bene sia la rilevanza del cosiddetto «Open Source», vale a dire di quella parte crescente dell’opinione pubblica che incoraggia lo sviluppo e la diffusione di software conoscibile in tutte le sue parti e utilizzabile senza pagare licenze, sia la preoccupazione della Commissione Europea, la quale fa pressioni su Microsoft affinché il suo pacchetto Office sia in grado di leggere e produrre documenti in uno standard aperto.
Per far fronte a queste crescenti pressioni, dieci giorni or sono, Microsoft ha annunciato che nella prima metà del 2009 essa produrrà un secondo service pack (SP2) per Office 2007, grazie al quale lo standard OpenDocument (ODF) diverrà uno dei formati nativi della suite per l’ufficio più diffusa al mondo, che potrà anche leggere documenti di formato PDF. I primi commenti sono stati di scetticismo. La Commissione ha detto di «aver preso nota» dell’annuncio.
Il futuro che molto auspicano è un futuro in cui ognuno sarà libero di usare l’applicazione per scrivere ciò che desidera, vincolando la leggibilità dei documenti a uno standard. Nel frattempo, però, il Web 2.0 ha già portato direttamente on-line pacchetti simili a Office, e siti/ applicazioni come Zoho inducono a chiedersi se il web non farà cambiare prospettiva, sostituendo la rete al computer.
Fonte CYBERBORGO Lorenzo De Carli
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