lunedì 15 dicembre 2008

Che cos'è l'Ipovisione?

Ipovisione è un termine comunemente usato tra i professionisti della visione e indica una parziale perdita della visione non correggibile ne con ausili ottici, ne farmacologicamente e ne tantomeno da atti chirurgici.

L’ipovisione viene classificata dall’OMS in lieve, moderata, severa e quasi cecità.
Nell’ipovisione il paziente potrà avere o una perdita della visione periferica, o visione a tunnel (ipovisione periferica), o una perdita della visione centrale (ipovisione centrale).

L’ipovisione può essere causata da diversi fattori tra i quali vanno ricordati:

* Degenerazione maculare
* Glaucoma
* Retinopatia diabetica
* Cataratta
* Lesioni oculari
* Malattie ereditarie



Talvolta essere ipovedenti può comportare una perdita di acuità visiva, il che significa che gli oggetti non vengono visti nei loro fini dettagli. Altre volte comporta la perdita della capacità di distinguere i colori, vedere contrasti o determinare relazioni spaziali tra oggetti.
La visione può essere sfuocata, come nella cataratta, o con offuscamento diffuso o parzialmente oscurato nella zona centrale dell’area visiva, come nella degenerazione maculare e distorta e/o offuscata come nella retinopatia diabetica.
Inoltre persone con glaucoma o retinite pigmentosa che hanno come conseguenza la perdita della visione periferica, avranno difficoltà a vedere di notte.

I bambini così come gli adulti possono essere ipovedenti. A volte la causa può essere legata a fenomeni ereditari, o dovuti alla nascita (retinopatia del prematuro). Tuttavia nei paesi industrializzati l’ipovisione è soprattutto un problema che affligge gli anziani. L’ipovisione in un paziente può essere molto traumatico, a tal punto che porta alla frustrazione e alla depressione.
Molti di loro perderanno il loro posto di lavoro: secondo Lighthouse International, tra gli americani di età 21 a 64 che sono ipovedenti o non vedenti, solo il 43,7% sono impiegati. Tra la gente in questo gruppo di età senza tale handicap, l'80% sono impiegati.
Non essendo in grado di guidare in sicurezza, di leggere rapidamente, di vedere lo schermo di un televisore o di vedere lo schermo del computer facilmente, può causare in molte persone con bassa visione importanti livelli di stress e si sentiranno esclusi dal mondo che li circonda.
Essi possono non essere in grado di deambulare in maniera indipendente, guadagnarsi da vivere, o semplicemente fare la spesa per acquistare alimentari e altri beni di prima necessità.
Alcune persone non vedenti diventano completamente dipendenti da amici e parenti, mentre altri si chiuderanno nella loro solitudine.
Questo è un peccato, perché molti ausili ingegnosi e le strategie per aiutare le persone a superare le loro disabilità visive e a vivere autonomamente esistono.
Il primo passo deve essere la visita oculistica che ha lo scopo di valutare tutti i possibili interventi di carattere chirurgico o farmacologico atti a stabilizzare o a ottimizzare il residuo visivo e l’integrità delle strutture oculari.
In seguito lo specialista in ipovisione valuterà il grado e il tipo di ipovisione, le necessità primarie dell’ipovedente e prescriverà adeguate soluzioni come le lenti di ingrandimento, i sistemi ipercorrettivi binoculari, i sistemi aplanatici, i sistemi telescopici e i video ingranditori, facendo anche molta attenzione alla prescrizione di lenti filtranti medicali necessarie a proteggere la retina da effetti fototossici e ad aumentare i contrasti al fine di ottimizzare il risultato visivo.
Lo specialista in ipovisione potrà inoltre raccomandare dispositivi di tipo non-ottici, come del materiale stampato a caratteri ingranditi, CD contenenti libri parlati, sistemi di illuminazione ed ergonomici idonei o tiposcopi per porre la propria firma. Importante sarà inoltre fornire tutti i suggerimenti che potranno aiutare i pazienti ipovedenti ad affrontare la loro vita in modo del tutto nuovo al fine di affrontare ogni situazione.
Ogni qual volta un paziente vi riferisce di non vedere più bene in faccia le persone e non riuscite a risolvere il problema con un normale occhiale, una iniziale fotofobia, la perdita di visione periferica, la cecità notturna, la necessità di vedere con più luce, problemi nel riconoscere i colori o la difficoltà di lettura, possono essere tutti i sintomi di una patologia in corso come la degenerazione maculare senile, il glaucoma o la retinite pigmentosa. O potrebbe significare che siamo in presenza di cataratta e che deve essere rimossa.
In entrambi i casi è necessario intervenire prima che intervengano ulteriori perdite di acuità visiva.
Spesso pazienti anziani non coscienti delle proprie condizioni, vanno dall’ottico ad acquistare una lente di ingrandimento per vedere meglio. Se si indagasse più a fondo, probabilmente questo paziente potrebbe essere un ipovedente con la necessità di interventi più importanti.
Globalmente, nel 2002 più di 161 milioni di persone sono disabili visivi, di queste 124 milioni sono ipovedenti e 37 milioni sono cieche.
Universalmente per ogni persona cieca, una media di 3.4 persone sono ipovedenti. In funzione dell’area geografica le variazioni sono comprese tra 2.4 a 5.5.
Questi dati sono il risultato di nuovi studi effettuati in quasi tutte le regioni del WHO e che hanno aggiornato sostanzialmente i dati epidemiologici.
L’82% della popolazione ipovedente ha un’età superiore ai 50 anni e rappresentano il 19% della popolazione mondiale e 1.4 milioni di bambini ciechi sotto i 14 anni.
Diversi studi hanno inoltre dimostrato che in ogni parte del mondo e a qualsiasi età, le donne hanno maggior rischio di diventare ipovedenti rispetto agli uomini.

Ipovisione cos’è:

La condizione visiva dell’ipovisione è quella di una persona che, seppure non totalmente cieca, ha subito una tale riduzione della funzione visiva da risentirne pesantemente nella vita quotidiana.
Pur conservando una residua acuità visiva, l’ipovedente ha subito un grave ed irreversibile danno funzionale(menomazione), che implica un impedimento(disabilità), a svolgere compiti che richiedono una certa capacità visiva: lettura e scrittura, guida, utilizzo di computer e TV, ecc.
La disabilità provoca un certo grado di disagio sociale (handicap), che può variare molto da individuo a individuo, secondo l’età, le attitudini, il carattere, il tipo di lavoro.
Poiché la funzione visiva è rappresentata in primo luogo dalla acuità visiva e dal campo visivo, vari deficit dell’ipovisione ostacolano e complicano l’attività di orientamento e mobilità.
Per meglio comprendere la difficoltà di un ipovedente è bene ricordare altre importanti funzioni: visione al buio, discernimento dei colori, visione stereoscopica, sensibilità all’abbagliamento.
Anche se un ipovedente è in grado di distinguere le forme, la vicinanza o meno di un oggetto, la luce e l’ombra, tutto ciò non gli permette di riconoscere adeguatamente le informazioni visive: può riconoscere un cartello stradale, ma non riuscire a leggerlo, può non vedere in tempo un ostacolo o restare abbagliato da una luce improvvisa.
La percezione imprecisa e incostante della realtà visiva fa sì che l’ipovedente abbia un rapporto incerto con l’ambiente e che proceda, nelle azioni, per tentativi ed errori.
Il ricorso alla riabilitazione visiva, fatta di esercizi e di ausili ottici che permettono di sfruttare al massimo la potenzialità visiva residua, permette di migliorare notevolmente le condizioni dell’ipovedente nei rapporti sociali, nella scuola, nel lavoro, consentendogli una completa integrazione nel mondo sociale.

Implicazioni psicologiche:
La qualità della visione può essere valutata secondo tre criteri.
Menomazione visiva: perdita parziale o completa di specifiche funzioni visive che si possono misurare tramite test clinici.
Disabilità visiva: menomazione visiva consistente nella perdita, parziale o completa, di normali capacità funzionali correlate con la visione.
Handicap visivo: la disabilità implica per l’individuo l’impedimento nelle attività quotidiane.
Se il grado di disabilità è legato alla particolarità del danno visivo, alle aspettative del paziente e al suo disagio psicologico, il tipo di handicap non corrisponde necessariamente al tipo di disabilità.
Infatti, alcune variabili quali bisogni, retroterra culturali o coinvolgimento sociale e professionale possono incidere notevolmente sulla tipologia dell’handicap.
L’ambiguità della condizione degli ipovedenti, né ciechi né normovedendi, può causare maggiori difficoltà psicologiche rispetto ai ciechi assoluti, poiché essi devono combattere contro pregiudizi che rendono sovente difficile la loro integrazione nel mondo dei normodotati.
Per questo una reale consapevolezza della malattia può facilitare un intervento psicologico di sostegno e permette di ottimizzare il residuo funzionale.

Riabilitazione visiva:
La riabilitazione visiva fa parte della cura dei pazienti ipovedenti che devono imparare a fissare con una zona della retina fisiologicamente non idonea a tale scopo.
Questo fa capire come il processo riabilitativo sia spesso lungo e difficile e richieda la collaborazione di diverse competenze (medico oculista, ortottista, riabilitatore, psicologo, ottico specializzato nella fornitura degli ausili) e implichi numerose sedute riabilitative presso strutture specializzate.
Eseguire costantemente gli esercizi di lettura non migliorerà l’acuità visiva del paziente ipovedente, ma gli consentirà di utilizzare al meglio la visione residua, di imparare a muovere gli occhi, la testa e il testo in modo corretto.
I muscoli degli occhi devono essere allenati: col movimento e la pratica l’ipovedente sarà in grado di ottenere una migliore capacità di interpretare immagini ed espressioni.

Ausili ottici:
Senza l’utilizzo di ausili ottici un ipovedente è impedito in molte attività, ma anche l’ausilio ottico presenta forti limitazioni.
Nella scelta di quello più occorre pensare alle necessità specifiche di ciascun individuo, per poi discuterne con il tecnico e con l’oculista: prima devono essere risolti i problemi riguardanti la visione da vicino, mentre in seguito si potranno analizzare i problemi relativi alla visione da lontano.
Ausili ottici per vicino: L’ipovedente deve compensare il cattivo funzionamento della retina ingrandendo le immagini; a tale scopo esistono diversi tipi di sistemi ipercorrettivi che non consentono di ripristinare l’acuità visiva, bensì di migliorarla soprattutto nello svolgimento delle normali attività quotidiane.
Il sistema più antico è la lente di ingrandimento, che però non consente forti aumenti delle dimensioni delle immagini senza provocare fastidiose distorsioni.
È possibile utilizzare speciali occhiali con lenti convergenti di potere elevato e breve distanza focale, o con combinazioni di lenti (telescopi), simili a teleobiettivi.
Esistono inoltre dispositivi elettronici televisivi (CCTV) che ingrandiscono la scrittura e software ingrandenti che consentono l’uso dei programmi informatici.
Per l’ipovisione periferica alcuni sistemi ottici ampliano il campo visivo.
Ausili ottici per lontano: Un’acuità visiva inferiore ad 1/10 rende molto difficile la visione dei dettagli da lontano.
L’ingrandimento tramite diversi sistemi (occhiali telescopici, telescopi monoculari a campo ristretto) rende l’immagine sulla retina più grande ed aumenta l’acuità visiva.
Utilizzando sistemi ottici per lontano è importante poter raggiungere l’acutezza visiva di 5/10, necessaria per distinguere la maggior parte dei messaggi visivi; quando il visus raggiunto con sistemi telescopici per lontano è inferiore ai 5/10, gli svantaggi dovuti ai sistemi stessi sono maggiori rispetto ai vantaggi

martedì 10 giugno 2008

Aspetti esistenziali e relazionali della condizione di ipovedente

Una caratteristica inquietante che gli ipovedenti possono dire di avere in comune è il fatto di vivere situazioni che non si possono condividere con gli altri: è difficile persino parlarne, perchè nè i normodotati, nè i non vedenti, nè, spesso, gli altri ipovedenti (qualora ne conosciamo qualcuno) sembrano capire.
Così succede che non riusciamo a spiegare alle persone che vorrebbero aiutarci, che cosa possono concretamente fare per noi e veniamo considerati o completamente normali (anche perchè molti di noi "si specializzano" nell'arte di sembrarlo), o completamente ciechi, con passaggi bruschi e in modo disorientante.
Anche le nostre biografie sono diversissime:
chi è stato educato nei collegi per non vedenti e chi è invece sempre stato mescolato e "confuso" con i normodotati, scontrandosi con inadeguatezze di cui era spesso difficile comprendere la ragione.
A queste diverse biografie, corrispondono anche differenti "modalità di simbolizzazione" dell'esperienza di essere ipovedenti e crediamo che poterne parlare sarebbe davvero significativo.
Altro capitolo molto interessante da aprire è il complesso e ricco repertorio di "strategie di sopravvivenza", applicate ai più diversi ambiti della vita quotidiana, che ognuno di noi ha certamente elaborato, e che forse si prestano ad essere insegnate e imparate. In ogni caso, si tratta di aspetti dell'esperienza umana e dell'"arte di vivere" (crediamo sia lecito usare parole tanto impegnative...) di cui non si sa niente, a meno che noi non cominciamo a parlarne.

Difficoltà e strategie per fare fronte alle situazioni problematiche non si riferiscono soltanto alla mobilità e ai compiti tecnico-pratici, ma anche alle relazioni sociali, dal momento che siamo esclusi da quel complesso e articolatissimo sistema di segni che è la comunicazione non verbale (sguardi, riconoscimento di fisionomie e di espressioni del volto, cenni, saluti etc.), ma, a differenza di quanto avviene per i ciechi, gli altri non lo sanno, si aspettano da noi una modalità comunicativa normale, che noi possiamo avere soltanto a sprazzi e in relazione a situazioni accidentali e non prevedibili (esempio tipico: le condizzioni di luce); i malintesi che derivano da una tale condizione sono sgradevoli e anche stancanti, dal momento che non si riesce neppure a pensare a come si potrebbero evitare... e gli ausilii tecnici e tecnologici, per quanto importantissimi e preziosi, hanno i loro limiti....
Crediamo che se si riuscisse a parlare di questi problemi, un primo guadagno indiscutibile e sicuro sarebbe l'aumento di consapevolezza.
Per sapere se altri guadagni possono esserci, è indispensabile provare...

Fonte

sabato 7 giugno 2008

PFM impressioni di settembre



Franco Mussida - "Impressioni di settembre" è un brano a cui sono fortemente legato.
E’ uno di quei brani che sono usciti di getto, come un dono del cielo che arriva inaspettato, e al momento giusto. Un momento di ispirazione vissuto sul divano dei miei genitori, con lo sguardo sognante, le dita che trovavano da sole gli accordi che servivano ad accompagnare una melodia che esce di getto, un canto il cui sviluppo cercava di portarmi verso un culmine, una sorta di immagine di apoteosi, di supremo appagamento, di sfogo benefico e positivo che è sfociato nell’inciso musicale.
Impressioni di settembre nacque così, e così rimase con la sola aggiunta a posteriori di un momento gridato sulla seconda parte, sollecitato dalle necessità del testo di Mogol (Ndr nome d'arte di Giulio Rapetti).

Franz Di Cioccio - "Impressioni di Settembre" venne composto sulla base di una intuizione fantastica di Franco: era la prima canzone che non aveva il classico ritornello. Mi correggo: il ritornello c'era, ma era suonato, non cantato. Quell'inciso era talmente bello che ci sembrava di non avere a disposizione lo strumento adatto per farlo. Provammo con il flauto, ma non aveva la forza evocativa, lo facemmo con la chitarra, ma era troppo normale. Mancava lo strumento... ma questo strumento esisteva. Lo avevamo sentito in un disco di Emerson Like & Palmer che si chiamava "Luky man". Era uno strumento dalle sonorità nuove, simili a quelle delle tastiere e dei fiati. Sapeva di terra, di cielo, di mare e di tutte queste cose insieme. Ci informammo e venimmo a sapere che lo importava la ditta Monzino. Si chiamava Moog, dal nome del suo inventore ed era composto da tre oscillatori che creavano delle onde da mescolare insieme. Potevi giocare con delle manopole e creare il tuo suono. Potevi farlo più acuto, più morbido, come volevi: poteva sembrare una sega, un clarino, un ottavino... poteva sembrare tante cose ma era comunque sfacciatamente sintetico e tremendamente bello e affascinante, perché ti scuoteva. Era la prima volta che si sentiva un suono sintetico e ci entusiasmò.
Come nelle migliori fiabe, arrivò un colpo di fortuna. Incontrammo il Signor Monzino quasi per caso, alla "Mostra dello strumento" del 1971. Aveva con se un prototipo di Moog, il secondo, perché fino a quel momento lo possedeva solo Keith Emerson, che lo aveva ricevuto dal signor Moog in persona. Al solo pensarci sospiravamo di sconforto: giocavamo ad armi veramente impari. Così guardavamo estasiati il Moog dei nostri sogni - un modello portatile - convinti che fosse proprio quello che ci serviva. "Quanto costa?" chiedo a Monzino. Costava uno sfracello e mezzo. E noi uno sfracello e mezzo non ce l'avevamo. Ancora una volta riappare l'abruzzese che c'è in me e dico a Monzino: "Guarda, io penso che questo strumento potrebbe veramente dare una svolta alla musica italiana. Dallo a noi e ne venderai almeno dieci". Non so come, ma Monzino ci diede il moog. Con il suo suono incidemmo Impressioni di Settembre. Uscì il disco e fu un botto pazzesco. Era un suono nuovo, una novità per i sensi, una nuova creazione di immagini e suggestioni. Ci diede una marcia in più (oggi si direbbe un vantaggio competitivo) e ci fece conoscere come un gruppo originale, innovativo. Un vero gruppo di pop music (Ndr nuovo rock o musica pop com'era allora chiamata in Italia con un'accezione completamente diversa da quella attuale ). Il primo in Italia. Fu da questo successo che nacque l'idea di fare il primo LP. Quanti Moog vendette Monzino? Molti più di dieci!

Premiata Forneria Marconi
Mogol - Pagani - Mussida (1971)
Quante gocce di rugiada intorno a me
cerco il sole, ma non c'è.
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odor di terra, odor di grano
sale adagio verso me,
e la vita nel mio petto batte piano,
respiro la nebbia, penso a te.
Quanto verde tutto intorno, e ancor più in là
sembra quasi un mare d'erba,
e leggero il mio pensiero vola e va
ho quasi paura che si perda...
Un cavallo tende il collo verso il prato
resta fermo come me.
Faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito
respiro la nebbia, penso a te.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso.
No, cosa sono adesso non lo so,
sono solo, solo il suono del mio passo.
e intanto il sole tra la nebbia filtra già
il giorno come sempre sarà.

mercoledì 4 giugno 2008

L'esilio

Quante frontiere dobbiamo attraversare, frontiere interiori ed esteriori, per arrivare a casa nostra?



Musiche di Eleni Karaindrou

martedì 3 giugno 2008

Formati documenti digitali

Riporto sotto l'interessante articolo di Lorenzo De Carli su Azione, aggiungo un complemnto di informazione. Chi non vuole aspettare i comodi di Microsoft può affidarsi a Sun. La società californiana ha reso disponibile ODF Plugin 1.2 per Microsoft Office, ovvero un piccolo converter capace di gestire i file ODF (StarOffice & OpenOffice). La compatibilità è certificata per tutte le release di Microsoft Office distribuite tra il 2000 e il 2007 (SP1). Con il plugin è possibile aprire, modificare e salvare testi, fogli di calcolo e presentazioni. Il tutto nel rispetto delle specifiche ISO/IEC.

Lorenzo De Carli
Le guerre dei formati e le tentazioni dell’online

Quando, all’inizio di quest’an­no, la Commissione Europea av­viò una nuova indagine anti­trust su Microsoft, una delle questioni che essa voleva accer­tare era il sufficiente grado di interoperabilità del nuovo for­mato di Office, definito Office Open XML (OOXML). Siccome Microsoft Office è un’applica­zione molto diffusa nei compu­ter delle aziende, in quelli della pubblica amministrazione e nei computer dei normali cittadini, la Commissione ritiene indi­spensabile che i documenti pro­dotti con Microsoft Office siano regi­strati in uno stan­dard aperto, omo­logato da un ente di certificazione internazionale co­me l’ISO, e leggibi­li anche da appli­cazioni non neces­sariamente svilup­pate da Microsoft.
Quale rilevanza la questione degli standard abbia è comprensibile ap­pieno prestando attenzione al caso della pubblica am­ministrazione. Sia che si tratti di do­cumenti di carat­tere pubblico, sia che si tratti di do­cumenti confidenziali, è facil­mente intuibile che essi dovreb­bero avere due caratteristiche imprescindibili: che possano es­sere letti in futuro, indipenden­temente sia dall’applicazione usata per redigerli sia dal siste­ma operativo, e che il loro for­mato non solo sia aperto nel senso che il codice non richieda «chiavi» di lettura note solo agli sviluppatori del software, ma sia aperto anche nel senso che per aprire, modificare, e ripro­durre quei documenti non oc­corra pagare delle licenze. Bi­sogna, cioè, salvaguardare la possibilità che ognuno dei futu­ri amministratori della cosa pubblica possa avere accesso ai documenti del passato, e che ogni cittadino autorizzato a far­lo possa avere la facoltà di ac­cedere a documenti pubblici senza pagare licenze a privati.
Riflettendo sul caso della pub­blica amministrazione, si com­prende bene sia la rilevanza del cosiddetto «Open Source», vale a dire di quella parte crescente dell’opinione pubblica che inco­raggia lo sviluppo e la diffusione di software conoscibile in tutte le sue parti e utilizzabi­le senza pagare licenze, sia la preoccupazione della Commissione Eu­ropea, la quale fa pres­sioni su Microsoft affin­ché il suo pacchetto Of­fice sia in grado di leg­gere e produrre docu­menti in uno standard aperto.
Per far fronte a que­ste crescenti pressioni, dieci giorni or sono, Microsoft ha annuncia­to che nella prima me­tà del 2009 essa pro­durrà un secondo ser­vice pack (SP2) per Of­fice 2007, grazie al quale lo standard OpenDocument (ODF) diverrà uno dei forma­ti nativi della suite per l’ufficio più diffusa al mondo, che potrà anche leggere documenti di for­mato PDF. I primi commenti so­no stati di scetticismo. La Com­missione ha detto di «aver pre­so nota» dell’annuncio.
Il futuro che molto auspicano è un futuro in cui ognuno sarà libero di usare l’applicazione per scrivere ciò che desidera, vincolando la leggibilità dei do­cumenti a uno standard. Nel frattempo, però, il Web 2.0 ha già portato direttamente on-li­ne pacchetti simili a Office, e si­ti/ applicazioni come Zoho in­ducono a chiedersi se il web non farà cambiare prospettiva, sostituendo la rete al computer.

Fonte CYBERBORGO Lorenzo De Carli

martedì 27 maggio 2008

Ipovisione

Per molti anni i soggetti con una minorazione visiva sono stati considerati, a seconda dei casi, o ciechi o normovedenti ma mai come portatori di una disabilità visiva.

E' invece importante che l'ipovedente descriva a chi gli sta vicino, al marito, alla moglie, ai figli, ai genitori, agli amici cosa e quando è in grado di vedere e cosa e quando non è in grado di vedere. Quale tipo di illuminazione, di ausilio o di testo sia necessario, ad esempio, per essere in grado di leggere. Ma per fare tutto ciò l'ipovedente deve conoscere ed individuare le proprie esigenze visive. Prima però deve accettarsi come persona con una disabilità visiva.

Un soggetto nato con una minorazione visiva quando si trova tra persone normovedenti non è in grado di sapere quanto questi vedono. Deve allora chiedere alle persone con una "normale funzione visiva" che cosa vedono, fino a che distanza vedono e quali colori vedono. Solo così sarà possibile avere un'idea di cosa sia possibile vedere o no.

E' fondamentale che il paziente ipovedente impari ad utilizzare in maniera ottimale il proprio residuo visivo con o senza ausili ottici.
In questo modo sarà possibile ottenere la capacità di lettura di un normale testo di stampa od una determinata velocità ad allenare le abilità di scrittura e la visione da lontano.

E' molto difficile descrivere chi sia il soggetto ipovedente. E' quasi impossibile. Ma ci proviamo. Le persone con una minorazione visiva non hanno molto in comune. Esse sono portatrici di handicap visivo ma l'abilità visiva di ciascuno è molto differente. Le persone con una minorazione visiva hanno tuttavia una cosa in comune: non sono né normovedenti né cieche. Esse sono portatrici di handicap visivo con tutte le difficoltà conseguenti. Un soggetto con una minorazione visiva difficilmente sfugge a questo problema. L'ipovedente non può agire né come una persona normovedente, né come una persona "cieca". Non può usufruire dei vantaggi di una normale funzione visiva né delle opportunità della condizione di "cieca".

A dispetto del fatto che questo genere di vita sembri impossibile da sostenere, esistono persone ipovedenti che conducono questa esistenza.

Che cosa si può fare per migliorare le condizioni di vita del paziente ipovedente? Non esiste una risposta valida per tutti.

E' comunque fondamentale che l'ipovedente si renda conto che la minorazione visiva rappresenta una parte di sé, una realtà con cui si deve vivere. E' necessario scoprire cosa ha determinato concretamente la minorazione visiva ed iniziare un nuovo stile di vita utilizzando il proprio residuo visivo.

Questo è il modo migliore di agire evitando una costante insicurezza e la paura che ogni attività sia difficile o impossibile. Non tentate di nascondere la vostra minorazione visiva.

Fonte: Prof. Örjan Bäckman Direttore del Dipartimento di Ipovisione Stockolm Institute Svezia.

lunedì 26 maggio 2008

Byetta - una vera alternativa prima dell'insulinoterapia?

Per gli operatori del settore.

Byetta in inglese.

Giovedì 29 maggio 2008 alle 16.00

Relatori:

Dott. med. Sebastiano Franscella
Dott. med. Valdo Chabot
Dott. med. Enzo Fontana

Hotel de la Paix
Lugano Paradiso

Organizzazione Eli Lilly S.A.

Fonte

mercoledì 21 maggio 2008

Ottava. edizione “Beatles Days” 2008

Concerti in Piazza del Sole e nel Centro storico di Bellinzona

Giovedì 29 maggio
20.30 Récital di Irina Simoneta and Acustic Band (Teatro Sociale)

Irina Simoneta
Nasce a Trieste nel 1975 e inizia a cantare ancora bambina. Studia pianoforte a sei anni a flauto traverso a nove. I suoi primi interessi musicali si orientavano verso la musica classica e il folk-popolare ma, ancora studente, scopre il Rhythm'n Blues e comincia a cantare in pubblico e a studiare la vocalità moderna. Nel 1992 e co-fondatrice del gruppo "Wanted Witches" con cui incontra notevole successo. Ha studiato sport e ginnastica al Politecnico di Zurigo e canto moderno a Milano. Spiega, "Adoro il soul, il Rhythm'n Blues e tutti i generi della musica nera che mi hanno sempre influenzata. Negli ultimi anni mi sono esibita anche con brani gospel-spirtual, uno stile che mi coinvolge ogni volta." E il publico di Blues to Bop non può che concordare.

Irina Simoneta
Was born in Trieste in 1975 and began singing, piano lessons and playing the flute while still a child. As a teenager she made her first appearances in public with different formations playing different styles but at fifteen was already concentrating on Rhythm 'n Blues. In 1992 she co-founded "Wanted Witches" which had considerable success, touring Switzerland and Italy. She has studied sport and gymnastics at the Zurich Polytechnic and modern singing techniques and styles in Milan. "I adore soul, Rhythm 'n Blues and black styles in general, all of which has influenced me from the beginning but lately I have sung gospel-spirituals. A style that really draws you in emotionally," Irina explains. The Blues to Bop public is sure to agree with her!

Fonte biografia (2006).

Venerdì 30 maggio
Serata Beatles
19.00 Aperitivo con DJ (musica dei THE BEATLES)

The Covers (I),
MarcoZappaBeatlesBand(CH)
THE FAB BEATLES (GB) cover band no. 1 mondiale
The Beatluv with the friends of THEO (CH)

Sabato 31 maggio

Sabato mattina in concerto
11.00 Concerto Coro "V.U.Ensemble" di Rovigo (Corte interna del Municipio)

Serata Beat (anni '60)
19.00 Aperitivo con DJ (musica anni '60),
Band on the Roff (I),
I CORVI (I)
GERRY AND THE PACEMAKERS (GB)
The Beat Fellas (I)

L'ingresso a tutti i concerti è gratuito.

Fonte per complemento di informazioni.

lunedì 19 maggio 2008

Gas Naturale in Svizzera


Evoluzione (IPC base 1993 = 100 punti)

Orizzonte temporale a lungo termine

In Svizzera il gas naturale viene interamente importato dall'estero sulla base di contratti di fornitura a lungo termine (20-25 anni). Affinché le consegne possano avere effettivamente luogo sono necessari ingenti investimenti (ad esempio per lo sfruttamento di giacimenti in Siberia o la costruzione di gasdotti). L'orizzonte temporale a lungo termine contribuisce a ripartire equamente il rischio finanziario tra produttori e acquirenti di gas naturale.

Take or Pay

Il fornitore di gas naturale si impegna, durante l'intera durata del contratto, a mettere a disposizione e a consegnare i quantitativi annuali e orari massimi pattuiti nel lungo periodo. Per la sicurezza di approvvigionamento questo impegno è un punto cardine. In contropartita del suo obbligo di consegna, di norma, il venditore concorda con l'acquirente una quota minima di acquisto (minimum pay, nota anche come clausola take or pay). I contratti di approvvigionamento svizzeri prevedono perlopiù quote di acquisto modeste, ciò che consente un elevato grado di flessibilità in vista di possibili cambiamenti della situazione del mercato e delle fluttuazioni stagionali della domanda.

Correlazione con il prezzo del petrolio

Il prezzo del gas naturale dipende dal prezzo medio dell'olio combustibile del semestre precedente. Grazie alle tariffe vincolanti, i contratti a lungo termine fungono da schermo di protezione contro aumenti spropositati da parte dei produttori. Quando i produttori parlano di sganciare i prezzi del gas naturale da quello del petrolio, sottintendono sempre verso l'alto. L'argomento addotto? Il gas naturale è il vettore energetico più rispettoso dell'ambiente e disponibile in maggiori quantità. I consumatori, per contro, sperano che sciogliendo il legame con il corso del greggio, quello del gas diminuisca. La correlazione con il prezzo del petrolio è quindi lo strumento che consente di raggiungere un compromesso tra le parti.

Le componenti del prezzo del gas naturale

A livello di fornitura, il prezzo dell'energia, che rappresenta all'incirca i due terzi del prezzo complessivo, è vincolato all'evoluzione delle quotazioni internazionali dell'olio combustibile (correlazione con il prezzo del petrolio).

Fonte per complemento di informazioni.

lunedì 12 maggio 2008

F-Prot Antivirus


L'antivirus prodotto da Frisk Software International è disponibile nelle relative versioni per numerose piattaforme. Il motore di scansione utilizzato offre buona capacità di rilevazione tramite rete neurale ed euristica. Le piattaforme attualmente supportate sono Microsoft Windows, Microsoft Exchange, Linux, BSD, Solaris, IBM eServer. Frisk International rende possibile lo sviluppo di applicazioni basate sul proprio motore di scansione tramite l'utilizzo di un SDK. Molti i produttori di software che utilizzano il motore di F-Prot Antivirus, tra i quali Suse.

Frisk Software International è un'azienda specializzata in prodotti per la sicurezza informatica, in particolare antivirus.

L'azienda fu fondata nel 1993 ed ha sede a Reykjavik in Islanda.

Download la versione in prova.